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giovedì 10 maggio 2007

Ecco perchè vincevano solo coppe (di seconda mano)


Il romanista sta continuando ad indagare sulla denuncia di Ettore Viola circa la Coppa UEFA vinta dall’Inter grazie, a quanto dice il figlio di Dino Viola, con l’aiuto dell’arbitro Spirin.Era una cosa nota da tempo, ma adesso, chissà per quale motivo, il giornale molto vicino alla squadra giallorossa vuole andare fino in fondo alla vicenda.
Quell'8 maggio del 1991, a San Siro, c'erano, tra gli altri Giuseppe Giannini, Sebino Nela e Ottavio Bianchi. E i tre la finale se la ricordano bene…
Ricordano pure gli errori dell'arbitro Spirin. Non sanno nulla del presunto tentativo di corruzione denunciato da Ettore Viola.
”Ricordo che il rigore trasformato da Matthaeus era inesistente - dice Giuseppe Giannini - Credo che sia difficile dire una cosa del genere se priva di fondamento. Però non mi va di fare polemica, perché si tratta di una partita di tanto tempo fa. E poi, mi dà fastidio sentirla solo adesso: perché non è stato denunciato tutto all'epoca?”.Il Principe non è l'unico a chiedersi come mai il retroscena venga svelato solo ad anni di distanza dal fatto, prima in un libro e poi attraverso un quotidiano. La risposta arriva dallo stesso Ettore Viola, ospite di Rete Sport: “Avevo perso un padre in quindici-venti giorni. La Roma era il gioiello che tutti volevano, almeno a parole. Insomma, ero preso da altre situazioni”.

”Noi, in campo, avevamo capito subito che l'arbitro non era amico nostro - racconta Sebino Nela - Penso al rigore, molto molto dubbio. Ma non ci fu solo quello: a non piacerci era stato l'atteggiamento complessivo del direttore di gara”.
Ma la dichiarazione più sconcertante è quella di Ottavio Bianchi, all’epoca allenatore della squadra giallorossa: “A fine gara, nello spogliatoio c'era molta tensione - ricorda Ottavio Bianchi - ho fatto fatica a calmare i ragazzi, che si sentivano ingiustamente puniti. Ecco perché la storia raccontata da Ettore Viola non mi sorprende. Al ritorno, poi, giocammo una grande partita: l'Inter non uscì mai dai suoi sedici metri. Ma non bastò”.
Perché, ed è questa la domanda che faccio, visto che tutti avevano grossi dubbi, nessuno ha detto nulla, a parte le solite polemiche di cui il calcio italiano e non solo è ben abituato?

Dirigente, all'epoca, era anche Riccardo Viola, fratello di Ettore, sorpreso da ciò che ha (ri)letto. «Io ero consigliere addetto alla squadra - dice - E non sono mai stato a conoscenza di questi fatti. Non trovo giusto, poi, fare un discorso del genere a distanza di sedici anni dalla partita in questione, soprattutto alla vigilia di una finale. Se devi denunciare un tentativo di corruzione lo fai subito. Perché altrimenti fai male a tutti: al calcio, ai giocatori dell'epoca, al presidente Pellegrini, ai tifosi. E, soprattutto, crei un clima poco simpatico in vista della partita di domani (oggi, ndr). Non nego che l'arbitraggio di Spirin, quella sera di maggio, fu modesto. Dico solo che, invece di tirar fuori una storia a distanza di anni, dovremmo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto nei quattro mesi successivi alla morte di papà. Abbiamo giocato una finale di Coppa Uefa e vinto una Coppa Italia. E non mi sembra che la Roma si sia ritrovata così spesso a giocare due finali nella stessa stagione».

Va controcorrente Riccardo Viola, fratello di Ettore.
Alcune affermazioni che fa, però, non sono secondo me, condivisibili: dire che così si fa male al calcio, secondo me, vuol dire voler, nonostante gli insegnamenti del recente passato, voler continuare a mettere la testa sotto la sabbia e far finta di niente. C’è una denuncia di un reato: la giustizia sportiva dovrebbe mettersi in moto per appurare i fatti: non è possibile continuare così, il calcio ha bisogno di certezze, di trasparenza…non di denunce non documentate o di reati non puniti. Chi vuole fare una denuncia, per favore, si accomodi in un commissariato, con prove certe…altrimenti può restarsene anche a casa.

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