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sabato 26 maggio 2007

Marco Mangiarotti


ADESSO che hanno l’alibi di uno striscione maleducato come i cori in diretta tv del loro spogliatoio nella domenica del matematico trionfo (”Milan, Milan vaffa…..”), gli interisti si aggrappano all’unica cosa che hanno. L’ultimo scudetto e i due derby vinti dopo un rosario imbarazzante di sconfitte. Purtroppo, nel mondo, si parla molto del Milan, squadra più titolata del globo, davanti anche nei campionati nazionali, e pochissimo dell’Inter. Ma poichè la ricreazione è finita, sarà il campo a decidere quale è la squadra più forte in Italia, in Europa e nel Mondo. La prossima stagione consentirà ai ragazzi di Moratti e Mancini di ribattere e umiliare Milan e Juve, Roma, Lazio e Fiorentina, Barca e Madrid, Lione e Sivilia, Bayern (sì, quelli che sono venuti di recente a sbancare San Siro), Arsenal e Chelsea. Anche quegli sfigati del Liverpool, che hanno portato a casa solo cinque finali di Coppa dei Campioni su sette (Heysel compreso). Impareranno a spezzare le reni anche al Valencia dopo aver passeggiato sul Livorno. Detto questo, spero che Berlusconi e Galliani abbiano fatto solo disinformazione, per depistare Moratti. Il Milan non è da buttare ma con questa rosa non si rivince nulla e si sparisce in fretta dal ranking e dal calcio business. Servono subito cinque o sei innesti di atleti, giovani e futuri campioni. Un difensore e un attaccante fortissimi. Un gigante nero in mezzo al campo. Centimetri e muscoli in più in ogni reparto. Ronaldinho invece non serve: abbiamo Kakà. Perchè se si rigioca il derby, sul piano fisico lo riperdiamo. Fuor di polemica, auguro al Milan di rivincere subito lo scudetto e all’Inter, in futuro, la Coppa: per capire l’emozione a colori cos’è, se lo merita la sua storia. Anche se il provinciale Mancini non sembra il duce ideale.

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